DIFFICOLTA’ NELLO STUDIO… UNO SGUARDO STRATEGICO
Dr Carla Ascani
” lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre”…
A volte queste finestre rimangono chiuse, socchiuse,bloccate o addirittura sbarrate…
Guardare allo studio come un problema da risolvere apre possibilità operative e di intervento di gran lunga maggiori rispetto a quanto lo si considera come il prodotto del binomio volontà/ capacità. Ci tengo a precisare che secondo la Terapia Breve Strategica qualsiasi problema umano ha le sue soluzioni, ma anche le sue tentate soluzioni ovvero i suoi labirinti di persistenza. Il terapeuta strategico riserva un’ attenzione privilegiata a questo aspetto cioè alla tentata soluzione, ovvero cosa si insiste a fare con l’ idea di risolvere un problema, ma senza ottenere risultati. La soluzione strategica consiste nell’ interruzione di tale circolo vizioso mediante strategie e stratagemmi costruiti ad hoc per il tipo di problema, il cui obiettivo è quello di bloccare le tentate soluzioni inefficaci per sostituirle con modalità di reazione differenti tanto da togliere le cause che alimentano il problema per ri-orientare la persona e le sue risorse verso un maggiore benessere. Lo studio è una delle dimensioni che coinvolge l’ individuo dall’ infanzia all’ età adulta e in questo viaggio intervengono anche genitori e insegnanti. Il primo nostro obiettivo sarà quello di capire il funzionamento della specifica impasse lamentata dallo studente o genitori o insegnanti. A tal punto vengono date specifiche e concrete indicazioni da mettere in pratica o su cui riflettere per cominciare a scardinare ciò che blocca le sue potenzialità. L’obiettivo è portare il ragazzo a percepire e a reagire differentemente alla difficoltà di studio in modo da superare il problema. Oggi vorrei parlare dello studente nel pieno della attività scolastica dalla prima giovinezza alla prima età adulta ovvero dall’ scuola secondaria all’ università. Dallo studente delle superiori all’ universitario il filo conduttore è il medesimo RISORSE BLOCCATE INCEPPATE, INUTILIZZATE , ANCORA NON SVILUPPATE.
Le problematiche che emergono nel mondo scolastico si possono suddividere in grandi gruppi e quello che è emerso è che talvolta l’ inefficacia nell’ impegno non è conseguenza di una scarsa volontà ad imparare, e nemmeno dallo scarso impegno o dal talento, ma dovuto a stili di studio poco efficaci. Spesso accade che in molte situazioni ci si impegna a fare meglio e meglio ancora intensificando lo sforzo in quello che si sta già facendo, ma tutto ciò con scarso risultato se non quello di intrappolarsi sempre di più. Il lavoro di ricerca- intervento che portiamo avanti al Centro Terapia Strategica di Arezzo ha permesso di individuare degli stili ricorrenti che, se protratti nel tempo, si trasformano in vere e proprie trappole.
Lo studente così intrappolato non migliora la situazione anzi per lui sarà sempre più difficile uscirne. Quindi per noi è fondamentale riuscire a riconoscerli così da poter intervenire in maniera calzante, di volta in volta, al fine di circuitare l’ equilibrio che non funziona e ri-orientarlo in uno di successo.
Ora passiamo in rassegna le principali tipologie di studente emerse:
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STUDENTE INCATENATO ( non è il più frequente)
Questa tipologia di blocco coinvolge sia la motivazione che l’ attività dello studio.
Non ci si sveglia “paralizzati” una mattina all’ improvviso, ma lo si diventa gradualmente come reazione all’ imposizione dello studio dall’esterno o autoimposta.
La manifestazione è quella dell’ incapacità anche solo di leggere, concentrarsi, comprendere, focalizzare, l’ attenzione sul materiale di studio. A questo livello di blocco lo studente è totalmente incapace di concentrarsi, soprattutto nelle ore di studio individuale: lo studente può passare ore giorni, settimane, mesi di immobilismo depressivo. L’ attenzione, la capacità di concentrazione, le risorse cognitive e motivazionali sono completamente soggiogate: il ragazzo vorrebbe studiare, ma appena si mette sopra il libro si blocca. In ottica clinica questo è il traguardo conclusivo di un esasperato controllo motivazionale delle proprie facoltà, mentali in risposta al senso di obbligo. Quando la percezione dominante si struttura come un obbligo una imposizione o da parte dei genitore o delle insegnanti o da se stessi, ne consegue un crescente seno del dovere che crea un effetto paradossale ovvero più ci si sente obbligati e più ne viene meno la voglia di studiare. Più si forza la mente ad essere concentrata più essa vaga e si divaga verso mondi e percorsi paralleli con le parole di Watzlawick ” la spontaneità prospera nella libertà e svanisce sotto il vincolo”. Oppresso dai suoi stessi sforzi lo studente finisce per ribellarsi, all’ apparenza contro gli altri, il mondo, lo studio , il sistema. Ma il costo del sistema è soprattutto individuale, ovvero la ribellione serve per scappare dal senso di oppressione, vissuto come un disagio insostenibile. Agli occhi esterni il ragazzo sembra semplicemente svogliato, disinteressato, o poco capace quando invece si sente solo imprigionato dal senso di dovere e obbligo e perdendo l’ attitudine allo studiare spontaneamente.
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LO STUDENTE PERFEZIONISTA
Il perfezionismo scolastico gioca un ruolo molto importante, per essere chiari va precisato che la precisione, la meticolosità, la dedizione, e buon senso scolastico sono qualità elogiabili qualsiasi studente ovvero significano impegno e coinvolgimento, ma quando l’ impegno diventa pedanteria, l’ applicazione diventa un controllo asfissiante che è motivato più che dal piacere della conoscenza dalla paura di sbagliare. Ciò porta ad esigenze perfezionistiche ad uno studio ossessivo di completezza, esaustività e impeccabilità e tale circolo vizioso si traduce in: più mi sforzo di tenere tutto sotto controllo più perdo il controllo. Possono manifestarsi crisi di nervosismo, attacchi di panico o di rabbia, forti somatizzazioni. I genitori spesso sono impreparati nel gestire queste sintomatologie iperboliche e spesso non riconducono il tutto ad un problema di studio. Il perfezionismo, se ben allenato, fino alle esperienze scolastiche della scuola primaria, può avere esiti patologici fino a sfociare in un disturbo ossessivo-compulsivo.
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LO STUDENTE TERRORIZZATO
In questo caso da padrone è la paura e in particolare l’ esposizione nel sociale
dell’ apprendimento: panico da esame. Questa è la tipologia più frequente che si incontra nella pratica clinica, va detto che oltre una certa soglia l’ ansia e l’ agitazione sono spinte positive in ogni forma di performance ed anche in quella scolastica, ma poi la relazione si inverte fino ad arrivare ad un blocco. E’ panico da interrogazione, sensazione indelebile per i molti studenti che ne hanno sperimentato gli effetti catastrofici tanto da diventare puro terrore ed inibire la prestazione. Anche la semplice anticipazione mentale sortisce lo stesso effetto. Ma quali sono le manifestazioni principali ?Possiamo suddividerli in paralisi e fuga. La gamma espressiva della paura che paralizza è molto ampia, va dalla forte angoscia con somatizzazioni che precede il momento della valutazione, fino ad una vera e propria dissociazione mentale che si manifesta al momento dell’ esame o interrogazione. La paura gioca brutti scherzi e può manifestarsi in problemi di somatizzazione come disturbi gastrointestinali, mal di testa, sensazioni di svenimento, tachicardia, fitte al petto e fiato corto. Il senso di confusione mentale può arrivare alla fatidica dissociazione durante l’ esame. Anche se preparato lo studente si trasforma in una “tabula rasa” ovvero non ricorda niente, sente di non essere in grado di parlare e di esporre ciò che ha studiato.
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LO STUDENTE (PRESUNTO) INCAPACE
Se le difficoltà si protraggono nel lungo tempo subentra un nuovo copione ovvero lo studente che costruisce la percezione di essere incapace. Egli assume ( con se stesso) il ruolo del diverso , ovvero del diversamente dotato rispetto ai compagni: ” loro si che sono bravi”. Questo traguardo si raggiunge come somma di esperienze pregresse ripetutamente fallimentari e dolorose, ovvero lo studente ( presunto ) incapace ha tentato di reagire, ma ha puntualmente fallito, si è sentito inadeguato, inferiore, inadatto. Spesso si manifestano anche sensi di colpa nei confronti dei genitori e degli insegnanti,verso i quali non riesce a corrispondere un adeguato successo scolastico. Oltre a ciò possono manifestarsi sensazioni di rabbia nei confronti di sè. Illuso lo studente si colpevolizza, deluso fa ricadere su di sè la responsabilità dell’ incapacità,rabbioso diventa il proprio persecutore interno. La rabbia può essere rivolta all’ esterno, ovvero verso gli altri, genitori , insegnanti e il sistema scolastico; mentre l ‘invidia e la rabbia, come già avviene nei problemi a sfondo persecutorio o depressivo… avvelenano ancor più il pozzo della propria autostima. Il meccanismo si conclude per lo più con l’ abbandono dello studio andando a confermare quella presunta incapacità.
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LO STUDENTE-CHIMERA: TANTE STATUE IN UNA
I quadri descritti in precedenza esprimono la situazione dove può verificarsi un blocco nello studio, molto spesso si osserva la commistione di scenari diversi che si influenzano a vicenda ad esempio quando lo studente ha troppa paura dell’ interrogazione così che non riesce a studiare, a concentrarsi e si trasforma a ritroso in un ” studente incatenato”. Può anche capitare che il disagio espresso non sia ricondotto dal ragazzo ad un problema di studio, e che venga presentato al terapeuta come un problema di incapacità relazionale con i compagni o con l’ altro sesso o di un problema alimentare o di scarsa autostima. La commistione di copioni genera confusione e innanzitutto nello studente il quale sente di non riuscire a identificare con precisione la causa dei suoi problemi . Individuate fin qui le tipologie di blocco andiamo ad individuare le tentate soluzioni più comuni dello studente che almeno nella pratica clinica emergono più frequentemente quando si lavora con adolescenti e adulti in crisi da performance scolastica. Individuiamo lo studente che combatte attivamente la propria difficoltà e lotta con tutte le sue risorse per risolvere il problema e cerca così di controllare. DOMINIO : iperanaliticità, intensificazione dello sforzo,mettersi alla prova e studio disorganizzato. Nella seconda classe la strategia dominante è la fuga: inseguito dalla difficoltà lo studente cerca tutti i possibili escamotage difensivi: comunicazione, studio dell’ ultim’ora, evitamento e rinuncia. E per bloccarsi a puntino possiamo anche solo allenare una sola delle modalità descritte.
IPERANALITICITA’ consiste nell’ eccessiva attenzione dedicata ai dettagli del materiale oggetto di studio. Tutto ciò spesso è motivato dalla paura di sbagliare di non aver approfondito in modo corretto di non aver compreso fino in fondo. Lo studio diventa una microanalisi che fa perdere lo sguardo d’ insieme rende insicuri e si traduce in un perfezionismo fallimentare che crolla su se stesso.
L’ iperanaliticità è un morbo che colpisce gli studenti più bravi, più intelligenti , con doti cognitive molto spiccate .
IL DOVERE DEL SAPERE l’ intensificazione dello sforzo consiste nel tentativo volontario della memoria e della volontà diventa una lotta con la memoria e lo studente si impegna per ricordare tutto ciò che legge, ma entrare in questa spirale di autocontrollo ha effetti paralizzanti e spesso si rischia di procastinare , tale attività è la tendenza ad impegnarsi in attività poco importanti , di bassa priorità, in sostituzione di quelle che generano ansia e preoccupazione.Ancora altro fenomeno che si trova è il sottolineare riga per riga e ciò lo rende uguale ad un libro pulito, questo comportamento è messo in atto nell’ illusione che si memorizza meglio. In realtà l’ obiettivo dello studio è l’apprendimento e non la memoria e solo focalizzandosi sulla comprensione si è in grado di ricordare.
SAPERE COME SFIDA mettersi alla prova trasforma il sapere in una sfida alle proprie capacità e spesso ciò è motivata da fallimenti passati come esami non superati e nello studio vissuto come prova da superare l’ obiettivo diventa l’ esame in sè e il mezzo diventa l’ acquisizione quindi studiare diventa il mezzo per passare l’ esame. Ciò è paradossale perchè si studia non per il professore che ci deve interrogare, ma per se stessi. I ripetuti fallimenti aumentano l’ illusione che la prossima volta andrà bene, me non si modifica nulla sul piano operativo, l’ effetto sarà quello di un fallimento preannunciato.
STUDIO DISORGANIZZATO è una vera e propria anarchia di tempi e metodi
Ciò significa che si crede che basta ripetere in modo meccanico nell’ illusione che ciò sia sufficiente a capire e a memorizzare. Questo equivale ad una esemplificazione dell’ intelligenza ridotta ad uno sterile ” ripetendo imparo”. Qua si potrebbe aprire una parentesi sui metodi della scuola che insegna molte nozioni, ma non come apprendere ad apprendere.Studiare è un attività fatta di metodo, tempi, creatività si studia utilizzando le proprie capacità evidenziando parole chiave, creando schemi.
NON SO … NON COMUNICARE socializzare la propria ansia la incrementa anzichè diminuire tanto che la paura si trasforma in terrore . Socializzare le proprie difficoltà è una ricerca di aiuto nei coetanei percepiti come potenziali salvatori e talvolta ai professori sotto forma di autorità indulgenti e benevoli.
FUGA DAL SAPERE l’ evitamento è la reazione più naturale di fronte alla paura, l’ esame , il compito in classe vengono affrontati evitando o rimandando a tempi migliori nell’ illusione che” dopo sarà più forte”, “la prossima volta sarò in grado di farlo”
IGNORANZA COME SOLUZIONE di fronte ai ripetuti fallimenti lo studente finisce per gettare le armi e il risultato di mille battaglie perdute è la resa e spesso il tutto si trasforma con l’ abbandono agli studi. In altre parole è la difficoltà che sancisce l’ incapacità.
Per concludere per ogni tipologia sopra descritta La Terapia Breve Strategica di Giorgio Nardone trova per ogni situazioni soluzioni calzate ad hoc rispondendo ai criteri dell’ efficacia ed efficienza.
Per ulteriori approfondimenti vi invito a leggere il libro “Lo studente strategico”
di Alessandro Bartoletti
BIBLIOGRAFIA
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Bartoletti A., Lo studente strategico,2013, Ponte alle grazie
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Nardone G., Aiutare i genitori ad aiutare i figli,2012, Ponte alle Grazie
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Nardone G,Giannotti E.,Rocchi R.,Modelli di famiglia,2001,Ponte alle Grazie
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NardoneG,Fiorenza A.,L’intervento strategico nei contesti educativi,Giuffrè Editore1995
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Balbi E.,Boggiani E.,Dolci M.,Rinaldo G.,Adolescenti violenti,2009,Ponte alle grazie
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Nardone G., Balbi E Solcare il mare all’ insaputa del cielo, 2008,Ponte alle Grazie
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NardoneG.,Psicotrappole,2013, Ponte alle Grazie
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Nardone G., Cavalcare la propria tigre, 2003, Ponte alle grazie