ANSIA- STRESS -PAURA… AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
“Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti…”
con queste parole Papa Francesco ha dipinto il quadro che oggi sta rappresentando il paesaggio che ognuno di noi può vedere dalla propria finestra.
Siamo di fronte ad un’emergenza per molti aspetti inedita. Stiamo lottando contro un nemico invisibile, avvolti dall’ incertezza sull’evolversi della situazione, costretti ad una forte limitazione nella libertà . Per la prima volta siamo di fronte ad una rottura completa degli schemi, delle nostre abitudini,siamo in cerca di continue rassicurazioni e indicazioni su cosa fare per proteggere noi e i nostri cari così che ci siamo ritrovati a vivere emozioni che sono amplificate da una situazione difficile da gestire, dove preoccupazione, ansia, angosci, rabbia, frustrazione e incertezza economica la fanno da padrone. “L’ esperienza del Coronavirus” ci mette di fronte al senso del limite; non possiamo avere tutto, non possiamo controllare tutto,proviamo incertezza per il futuro e sentiamo la necessità di legami solidali e, per questo, stiamo vivendo in un clima di grande preoccupazione, ansia e paura.
La paura è una delle emozioni naturali fondamentale per il genere umano, che evolutivamente ci ha permesso di sopravvivere, facendo attivare il livello di attenzione e preparando il corpo a scattare e rispondere in caso di pericolo improvviso. Dobbiamo fare attenzione a che non superi il livello. Avere una ” giusta” paura ci aiuta e ci protegge dal pericolo di essere contagiati e di contagiare, spingendoci ad attivare tutte le misure preventive e cautelative che il Governo ci ha invitato a osservare. Non dimentichiamo le parole di di R. Tagore “La lezione più importante che l’uomo possa imparare in vita non è che nel mondo non esiste la paura, ma che dipende da noi trarne profitto e che ci è consentito tramutarla in coraggio”. In questo momento di grande confusione, spesso molte persone finiscono per esasperare la paura. E’ difficile per noi riuscire a trovare un giusto equilibrio tra la “paura sana” (che ci salva) e quella “pietrificante, esagerata” (che ci fa male ).
Il meccanismo dell’ansia, per tutti noi, è un meccanismo fisiologico, che attiva l’organismo di fronte ad un allarme. E’ adattivo e, fino ad un certo livello, ci rende migliori, capaci e più reattivi, ma oltre a una certa soglia manda l’organismo in tilt, in totale stress psicofisico, provocando sia incapacità di reagire in modo adeguato che sofferenza. In una situazione di questo tipo, le persone sono spaventate e si sentono impotenti. A seguito di tutto ciò molte di esse non sono solo ansiose, ma sono in allarme continuo, cercano di combattere, ma vivono stati di angoscia costante.
Ciò significa che sentono forte il senso di impotenza, l’ incertezza per il futuro, il non poter fare niente per cambiare le cose e, tutto ciò che possono fare, è adottare comportamenti adeguati, ma che non rassicurano pienamente di fronte alla possibilità di essere contagiati.
In questo periodo di isolamento può capitare spesso di parlare, parlare continuamente del Coronavirus , ma tutto ciò non aiuta a combatterlo. Concentrarsi unicamente nel parlare di questo problema, alimentando discorsi angoscianti e catastrofisti, è una delle peggiori “psicotrappole” che, spesso, mettiamo in atto quando proviamo uno stato di allerta e di paura. Anche se ciò, in un primo momento ci fa stare meglio, in realtà più se ne parla, più esso assume dimensioni gigantesche e terrificanti nella nostra mente. Lo stesso vale per chi cerca costantemente informazioni e notizie nel web; così finisce in realtà per alimentare il senso ansia, frustrazione impotenza e impazienza. Bisognerebbe, quindi, limitare la ricerca di informazioni solo a fonti ufficiali e non farlo costantemente durante l’ arco della giornata. Stessa indicazione per la sovraesposizione ai social e l’utilizzo di messaggistica che può condizionare la libertà di pensiero e limitare le nostre relazioni con chi abbiamo accanto, così da riscoprire il piacere del dialogo in famiglia. Essere bombardati da informazioni dalla mattina alla sera, perchè guardiamo compulsivamente il cellulare, più che rassicurarci rischia di aumentare il carico cognitivo e, di conseguenza la sensazione di essere sotto-pressione, quindi sarebbe bene evitarlo. Ugualmente, in questo periodo ci accade spesso di pensare… pensare sempre a ciò che sta accadendo. Ma un eccesso di razionalità è un’ altra frequente ” psicotrappola”. Tutto ciò è controproducente,si alimentano, così,stress, paura e rabbia: queste sono, infatti, emozioni viscerali che non possono essere razionalizzate, ma che vanno canalizzate, veicolate, concesse a se stessi ,perché solo se ci si concedo la paura guardandola in faccia e affrontandola, essa diventa coraggio. Tutto ciò possiamo farlo in pratica, scrivendo quello che ci fa arrabbiare, così da lasciarla defluire. Dobbiamo fare appello , mai come in questo momento, alle nostre risorse, alla capacità di sviluppare resilienza, e, soprattutto alla pazienza, virtù necessaria che ci aiuta in famiglia, nelle code al supermercato, in farmacia, con i bambini, gli adolescenti e gli anziani i quali vivono chiusi in casa e si sentono “in gabbia”. In questo momento ci sentiamo bloccati e impotenti ,ma anche se in realtà ci sembra di non agire stiamo attivamente facendo qualcosa di molto importante, sia per noi che per gli altri. A dirla con le parole del Prof. Giorgio Nardone :” stiamo agendo pur non- agendo”. Dobbiamo fare appello alla nostra capacità di restare in equilibrio,ciò significa allenarci alla resilienza ed alla pazienza che sono una conquista. La resilienza, è un aspetto fondamentale dell’uomo, cioè la capacità di adattamento e di risposta alle situazioni critiche. Oggi ci viene chiesto di trovare un nuovo equilibrio come dei funamboli che devono restare in equilibrio sulla corda tesa. Per essere resilienti dobbiamo saper accettare le sfide che la vita ci propone, impegnandoci attivamente a produrre soluzioni creative. Per svilupparla, quindi dobbiamo adottare un atteggiamento creativo, organizzarci restando sensibili ad aperti alle opportunità che la vita può offrire in ogni situazione, anche negativa e utilizzare al meglio le nostre risorse. Se posso fare un esempio, può aiutare il fatto di vedere la casa come un sano rifugio e non come una prigione, oppure il pensare che questo sia un tempo ritrovato piuttosto che perso. Uno” strumento” che può aiutarci ad essere più pazienti è la gentilezza, quindi sforziamoci ad essere gentili, sia con i familiari che con gli estranei. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti con amore e impegno mostrano ai bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini,e soprattutto alzando gli sguardi. Ora, più che mai, dobbiamo sfruttare il tempo che abbiamo per fare cose che ci gratificano. Ciò ci aiuta, sicuramente, ad affrontare questa difficile situazione. “E’ proprio questo il tempo di scegliere che cosa conta e di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è”. È il tempo di reimpostare la rotta della vita e,accogliendo il suggerimento di San Francesco “… iniziamo col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile, e all’ improvviso ci sorprenderemo a fare l’ impossibile”
Bibliografia
Nardone G. (2000) Oltre i limiti della paura. Ponte alle Grazie.
Nardone G. (1993) Paura panico fobie. Ponte alle Grazie.
Nardone G. (2016) La terapia degli attacchi di panico. Ponte alle Grazie.
Castelnuovo, G., Molinari, E., Nardone, G., Salvini, A. (2013).
Nardone, A. Salvini (2013), Dizionario internazionale di psicoterapia. Milano: Garzanti.
Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.
Meringolo P., Chiodini M., Nardone G. (2016). Che le lacrime diventino perle. Firenze: Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (1998). Psicosoluzioni. Milano: Rizzoli.
Nardone, G. (2003). Cavalcare la propria tigre. Milano: Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Balbi, E. (2008). Solcare il mare all’insaputa del cielo. Milano: Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (2009). Problem solving strategico da tasca. Milano: Ponte alle Grazie Nardone, G. (2013). Psicotrappole. Milano: Ponte alle Grazie.
Articoli vari sia su web