UNA STRANA PARTITA DI CALCIO
Il coronavirus ha cambiato le nostre vite.Interi nuclei familiari, si ritrovano a dover fare i conti con ” l’ inaspettato”, a porsi domande per le quali non c’è una semplice e chiara risposta , e si trovano a dover riorganizzare il proprio modo di vivere. Ci viene chiesto di rispettare un distanziamento sociale , restare chiusi in casa , le scuole e le università sono chiuse tutto ciò richiede un nuovo equilibrio per i nostri bambini e per i nostri ragazzi. Proprio loro, si trovano lontani dagli amici, dallo sport, dalle maestre, dai professori, dai compagni di classe , dai nonni, e nei casi di genitori separati anche da uno di essi, se residenti in altri comuni. Ogni genitore, è chiamato, non solo a far fronte ad un cambiamento che lo spaventa, ma soprattutto, a mantenere un clima familiare sereno, con un atteggiamento accogliente, paziente, gentile, responsabile, nei confronti dei propri figli. In questa immaginaria” partita/sfida”, che dobbiamo affrontare, diviene necessario trovare una nuova strategia di gioco di squadra, affinché, si possa arrivare a vincere la partita contro questo ” avversario invisibile”.Così oggi, genitori ed insegnanti, si trasformano in “allenatori/ mister ” che strategicamente , devono definire nuove “tattiche” “di difesa” e di ” attacco,” per poter sorprendere la squadra avversaria. Il loro ruolo è fondamentale per osservare lo stato emotivo di bambini e di adolescenti e per prestare attenzione ad eventuali mutamenti quali, ad esempio, variazioni nella qualità e quantità della nutrizione, del sonno, della concentrazione e dell’umore tra cui reazioni frequenti e/o prolungate di tristezza, nervosismo, pianto, rabbia, agitazione. Per quanto riguarda gli adolescenti, l’isolamento sociale e la limitata autonomia, sembrano essere elementi particolarmente impegnativi da fronteggiare. Inoltre, in virtù della loro più elevata consapevolezza di quanto sta accadendo e della minaccia che il COVID-19 rappresenta, potrebbero essere maggiormente esposti ad ansia e preoccupazione che possono manifestare attraverso chiusura, tristezza, rabbia. Poter contare su adulti genitori ed insegnanti, che sanno essere accoglienti ascoltando, comprendendo, tollerando e supportando con affetto queste reazioni è fondamentale poiché permettere all’adolescente di elaborare al meglio le limitazioni e le difficoltà del momento.
Provo ora ad elencare degli aspetti da considerare:
SPIEGARE CON SINCERITA’
Diviene necessario spiegare loro cosa sta succedendo mediante un linguaggio semplice e chiaro e, soprattutto, adatto all’ età. Tutto ciò li aiuta ad avere un quadro chiaro della realtà, sentirsi sicuri e rispettare le regole da seguire( lavarsi le mani, restare in casa…).Soprattutto, non deve mancare, un senso di fiducia nell’affrontare il domani.
GESTIRE LA PAURA
Se il bambino dimostra preoccupazione è importante non sminuire con frasi del tipo ” non ci pensare”, oppure ” pensa alle cose belle” ,perché così, potrebbe sentirsi non compreso rispetto alla paura che prova, invece, è utile far riflettere il bambino sull’ utilità della paura. La paura è nostra “amica” e può aiutarci a proteggerci , a cercare soluzioni: per esempio in questo periodo storico particolare la paura ci porta a lavarci le mani in modo più accurato e frequente. Gli permettiamo così di “non avere paura della paura”, trasformandola in un nuovo “compagno di squadra”: “il coraggio” , così da muoverci contro l’ avversario ed attaccare.
TECNOLOGIA PRESENTE NELLA ” NOSTRA ” PANCHINA
Oggi più che mai, soprattutto per gli adolescenti, la tecnologia, li sta aiutando a mantenere vive le relazioni sociali, gli incontri, le amicizie, che sono la dimensione fondamentale della loro vita. In questo momento attraverso la tecnologia sia i bambini che i ragazzi cercano il contatto con le persone care, le maestre, i compagni, i professori. Questo perché ne sentono la mancanza del viso, della voce. La tecnologia oggi, ci sta aiutando, sta tornando ad essere uno strumento, ovvero il mezzo per ottenere il fine, e non il fine stesso.
LA SCUOLA VA DAI RAGAZZI E NON I RAGAZZI VANNO A SCUOLA
In questo momento si è invertita la rotta, non sono gli studenti ad andare a scuola, ma la scuola che va dallo studente. Sentiamo parlare continuamente della didattica a distanza dove gli insegnanti sono alle prese con video-lezioni, chat, per poter adempiere al loro lavoro. Lo scopo principale è quello di tenere vivo il percorso di apprendimento, ciò richiede , da parte dell’insegnante, la capacità di creare un ambiente di apprendimento flessibile, che include tutti gli alunni per mantenere viva, soprattutto, la relazione ed andare oltre al solo “invio di compiti o materiali”. Certo è che per i bambini dei primi anni della scuola primaria tutto ciò è più complicato vista la loro scarsa autonomia tecnologica e non solo. Per loro, può essere di grande aiuto, una semplice videochiamata dove ci si abbraccia virtualmente, ci si fa sentire presenti, mantenendo così alta la relazione. Infatti i bambini ed i ragazzi , oggi ancora di più, hanno, urgenza di essere sostenuti e rassicurati. Sono smarriti, in ansia , la loro routine è stravolta , sono terrorizzati dalla paura di rimanere indietro perché il pc non funziona, o perché la connessione salta. Ma cosa possono fare una maestra o un professore in un momento in cui non è possibile star loro vicino fisicamente?Possono ricordarsi che l’ abbraccio non è solo fisico, ma anche psicologico e simbolico…Ora più che mai la presenza, anche se virtuale, è fondamentale per contenere i danni di questa epidemia. Ecco così che genitori ed insegnanti ” indossano”, ora più che mai, le vesti di ottimi “mister” , diventando punti di riferimento in questo particolare momento. Quando questa ” partita” sarà finita potremo esultare insieme, sugli spalti, sventolare così la nostra bandiera e gioire per la vittoria.
Dott.ssa Carla Ascani (Psicologa-Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatrice del Centro di Terapia Strategica)
BIBLIOGRAFIA
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Meringolo P., Chiodini M., Nardone G. (2016). Che le lacrime diventino perle. Firenze: Ponte alle Grazie.
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